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Era l’ora. Il Governo ha abolito la tassa sul possesso delle imbarcazioni, mettendo fine a un capitolo nero della nautica iniziato con la legislatura Monti: quello che ha causato la fuga di molte barche all’estero e il crollo del mercato interno.
Forse “mettendo fine” non è la locuzione giusta. La ferita avrà bisogno di molto tempo per rimarginarsi: il danno creato dall’annuncio nel 2011 prima della tassa di stazionamento poi tramutata in tassa di possesso è stato sicuramente maggiore degli introiti derivanti dalla riscossione del tributo stesso.
“Quanto successo oggi è l’ulteriore riprova del confronto costruttivo dell’Associazione con le forze politiche e il Governo – ha dichiarato Carla Demaria Presidente di UCINA –che arriva in un momento importante. Servirà a ridare fiducia al mercato”.
UNA TASSA NATA MALE
La Tassa di Possesso sulle imbarcazioni era stata reintrodotta dal Governo Monti e subito era apparsa molto punitiva per il settore, sia per gli elevati importi, sia perché, tra le altre cose, non teneva conto dell’età delle imbarcazioni e soprattutto per quelle di piccole dimensioni la sua incidenza era particolarmente elevata rispetto al valore reale di mercato. Dopo una lunga battaglia istituzionale sostenuta da UCINA, si era riusciti a limitare i danni ottenendo l’abolizione per le unità fino a 14 metri e l’applicazione di parametri più congruenti con il valore delle imbarcazioni, il dimezzamento per la vela e l’esenzione per le unità commerciali.

2015-12-16T12:35:29+00:00